Dopo il viaggio nella preistoria fatto nell’articolo precedente, vediamo come si evolve il marchio a partire dai greci. In questo articolo analizzeremo l’origine classica dei marchi, elementi visivi oggi fondamentali nel settore commerciale e industriale ma che per molto tempo sono stati un elemento di riconoscimento per artigiani e artisti.
Indice rapido
Diffusione dei marchi nell’antica Grecia
I primi segni distintivi utilizzati per identificare artigiani o gruppi si possono far risalire probabilmente alle botteghe artigianali greche. Lo sviluppato commercio marittimo, fa emergere la necessità di identificare le merci da parte dei vasai e mercanti, come facevano già i fenici. Il marchio a quell’epoca aveva una funzione semplicemente “identificatoria“, poiché consentiva di individuare l’origine della merce quando, ad esempio, veniva recuperata dopo che i pirati l’avevano rubata durante i viaggi via mare.
L’espansione culturale e commerciale della civiltà greca, fu possibile anche grazie alla scrittura fonetica, in cui ogni suono è rappresentato da un fonogramma (le lettere). Tale scrittura cominciò ad essere utilizzata nell’ambito commerciale, intorno al VI secolo a.C. influenzando inevitabilmente la morfologia dei marchi, sempre più simili ai moderni logotipi o monogrammi.

Durante questo periodo, infatti, i marchi erano composti da lettere, sillabe iniziali di nomi o combinazioni di più lettere. Chiaramente, continuano ad essere utilizzati pittogrammi molto semplificati come stelle, svastiche, clessidre e ancore, che richiamavano immediatamente il commercio marittimo.
Evoluzione dei marchi nell’antica Roma
L’influenza della cultura greca fu ampia e prolungata nel tempo. Inizialmente si diffuse in tutto il mediterraneo per poi, durante l’ellenismo, diffondersi in tutto il mondo. La superiorità commerciale, militare, tecnologica e artistica, durante l’impero greco e tolemaico si diffuse da oriente ad occidente ma ebbe una maggiore influenza sui popoli italici, soprattutto sui romani. Essi ereditarono dai greci, tra le altre cose, l’arte e la scrittura ed insieme ad esse anche l’abitudine di marchiare merci e prodotti artigianali.
Marchi di qualità
Nell’antica Roma, l’uso dei marchi assume una nuova sfumatura e nascono marchi di qualità. Gli oggetti rinvenuti negli scavi delle antiche civiltà romane portano spesso impresso il nome dell’artefice. I marchi nell’antica Roma venivano impressi su una vasta gamma di oggetti, tra cui: vetri, piatti, lucerne, botti e anfore. Come detto, questi marchi non solo identificavano il produttore o il commerciante, ma spesso indicavano anche la qualità del prodotto. Questo evidenzia una pratica radicata nel garantire l’autenticità e la qualità degli oggetti.

Il marchi industriali e commerciali
Come detto, Roma era un centro di commercio e produzione molto avanzato per la sua epoca. I marchi industriali e commerciali erano una consuetudine molto diffusa e fungendo da indicatori di qualità, provenienza e proprietà. I marchi di produzione erano utilizzati per identificare i prodotti artigianali e industriali.
Inoltre, il commercio nell’antica Roma era molto sviluppato, con scambi regionali, interregionali e internazionali. Un modello combinato di controllo statale e libero mercato garantiva che i beni prodotti in un unico luogo potessero essere esportati in lungo e in largo. In questo contesto, l’utilizzo commerciale del marchio si diffonde sviluppando i cosi detti “signa” officinatores (impresari) e i “signa” mercatores (commercianti), lasciati su numerose categorie di prodotti.

Tutti questi marchi rappresentavano le “firme” dei produttori, incise con caratteri romani. Potevano essere dei tipici logotipi orizzontali iscritti dentro una forma rettangolare (emblema) o rotonda (bollo). A volte potevano riportare anche dei pittogrammi o dei simboli, pratica che venne ripresa ampiamente durante il medioevo.
I bolli laterizi sono un esempio emblematico dell’utilizzo di marchi di fabbrica, erano una prova della vitale attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia. Questi marchi si possono considerare i predecessori di quelli utilizzati dai gruppi artigiani e sindacali che diedero vita alla massoneria.
Dai marchi agli stemmi medioevali
Durante il Medioevo, i marchi assunsero una funzione sociale oltre che economica molto ampia, attraverso le corporazioni artigiane. Le corporazioni delle arti e mestieri, conosciute anche come gilde (Guild), erano associazioni formatesi a partire dal XII secolo in molte città europee, con l’obiettivo di regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti a una stessa categoria professionale. Le gilde sono probabilmente all’origine delle massonerie rinascimentali e dei sindacati moderni.
Origine delle Corporazioni
Le corporazioni medievali spesso derivavano da preesistenti confraternite di carattere devozionale. Quelle create ex novo si fondavano su un sodalizio dato dal giuramento, che impegnava i loro membri all’assistenza reciproca e alla difesa degli interessi comuni. Queste associazioni erano strutturate gerarchicamente, con i maestri artigiani al vertice e gli apprendisti e compagni al livello inferiore.
Il potere delle corporazioni raggiunse un livello tale da influenzare non solo l’economia ma anche la politica europea. Durante il Sacro Romano Impero, ad esempio, in alcune città anche d’Italia, le corporazioni arrivarono a impadronirsi del potere, provocando quello che gli storici chiamano la Zunftrevolution (La rivoluzione delle confraternite), ovvero un periodo il “governo delle arti”, che garantiva alle corporazioni una posizione dominante nel Consiglio cittadino.
Morfologia araldica
Questi marchi si svilupparono insieme allo sviluppo dell’araldica nobiliare, che potete approfondire in questo articolo. Come quest’ultimi, anche i marchi delle corporazioni erano degli stemmi costituiti da uno scudo, all’interno del quale venivano disegnate forme geometriche o pittogrammi

Marchi collettivi e individuali
I marchi medievali, detti anche stemmi, servivano principalmente come strumenti di controllo delle attività commerciali all’interno delle corporazioni. Esistevano diverse forme di marchi, tra cui il marchio collettivo obbligatorio e il marchio individuale obbligatorio, entrambi volti a garantire la qualità dei prodotti e a proteggere gli interessi delle corporazioni. Mentre il marchio collettivo ed obbligatorio era uguale per tutti gli appartenenti a ciascuna arte ed apposto da funzionari della corporazione, il marchio individuale ed obbligatorio veniva apposto dal singolo artigiano.

Questa pratica veniva fatta nell’interesse della corporazione, creando un vero e proprio monopolio dell’arte ma rendere possibile, al tempo stesso, un controllo qualità altissimo. Grazie ai due marchi si poteva risalire al produttore, in caso di prodotto difettoso o comunque in contrasto con le prescrizioni della gilda, in modo da poterlo punire.
Dopo il medioevo
Con l’avvento di una crescente dinamicità economica e sociale e l’abolizione delle corporazioni, a favore della libertà economica individuale, il ruolo del marchio subì una trasformazione significativa. Nei prossimi articoli vedremo come il marchio passa dall’essere un simbolo di garanzia ad uno strumento di marketing e competizione commerciale.