Questo articolo non presenta immagini nel rispetto dei diritti d'autore. Per consultare le opere fare riferimento al sito ufficiale di AG Fronzoni, sito dell'AIAP e del Museo del Marchio.
Angiolo Giuseppe Fronzoni è stato un designer, architetto e maestro di design di grande rilievo, attivo in vari ambiti della progettazione, tra cui graphic design, product design e interior design.
Maestro del minimalismo italiano, Fronzoni ha saputo interpretare in modo unico i principi della psicologia Gestalt, portando all’estremo i concetti di sintesi e sottrazione fino a sfiorare, quello che – Daniele Baroni e Maurizio Vitta, nel loro libro “Storia del design grafico” – definivano “«livello zero» della comunicazione visiva”.
Questa sua capacità di ridurre il linguaggio visivo all’essenziale ha insegnato come, la forza evocativa del segno, sia capace di esaltare il messaggio moltiplicandone il significato. In questo articolo approfondiremo la vita, la filosofia e i lavori di AG Fronzoni.
Indice rapido
Il contesto
Nella seconda metà del ‘900, in Italia, l’assenza di scuole specializzate in comunicazione visiva ha portato alla formazione autonoma di alcuni giovani grafici che costruirono una nuova filosofia del design (non solo grafico) e che si affiancarono a quelli che ormai erano considerati i grandi maestri del dopoguerra, come: Munari e Steiner. Alcuni di questi giovani hanno nel tempo acquisito grande esperienza, dando un importante contributo al rinnovamento della grafica e al design italiano, a volte anche attraverso l’insegnamento diretto.
Una figura di spicco in questo momento storico è, certamente, AG Fronzoni, uno dei maestri del minimalismo. Nato a Pistoia, nel 1923, Fronzoni è riconosciuto come un modello di sobrietà e capacità di sintesi straordinaria, grazie alla sua capacità di creare soluzioni rigorose ma estremamente efficaci. Fu uno degli insegnati nel contesto del design milanese insieme figure come: Bob Noorda, Massimo Vignelli, Michele Provinciali, Iliprandi e Albe Steiner.
Dal razionalismo al minimalismo
AG Fronzoni ha iniziato la sua formazione artistica a Pistoia per poi trasferirsi a Milano, che in quel tempo era un vivace centro di innovazione e creatività. Qui ha studiato design presso l’Accademia di Belle Arti di Milano e vi inizia la sua attività, siamo intorno al 1949.
In quel contesto sviluppa il suo pensiero che porta all’estrema conseguenza l’approccio al design razionalista. In “Less is more”, la celebre frase di Mies van der Rohe, troviamo il punto di partenza del pensiero di AG Fronzoni.
Mirare all’essenziale, eliminare ogni effetto superfluo, ogni inutile fioritura, elaborare un concetto su basi matematiche, intorno ad un’idea fondamentale, ad una struttura elementare, evitare con accanimento sprechi ed eccessi.
AG Fronzoni.
Questa “filosofia minimalista”, che possiamo vedere in un certo senso come un evoluzione del funzionalismo e del modernismo internazionale, permeava ogni aspetto del lavoro e della vita di Fronzoni. Una visione totalizzante che lo poneva in una posizione di critica intransigente verso tutto ciò che era convenzionale e conformista.
In un certo senso, i lavori quasi esclusivamente monocromatici sono una forma di “trasgressione disciplinata”. In un periodo in cui il colore era uno strumento sempre più permeante e sempre più potente, Fronzoni provoca con il semplice contrasto bianco e nero. Nell’arco della sua vita, sono arrivati sul mercato nuovi materiali, nuove espressioni artistiche, nuove tecniche di stampa e nuove tecnologie (pellicole a colori, Tv Color, monitor, videogame e personal computer); mentre il mondo sembrava studiare il modo di saturare la nostra quotidianità con il colore, AG Fronzoni proponeva rigorosamente il suo approccio monocromatico.
Design di ogni cosa
Nel 1945, AG Fronzoni aprì il suo primo studio di design a Brescia che abbracciava diversi ambiti progettuali: editoria, grafica, architettura e design industriale. Due anni dopo fonda una rivista d’arte e letteratura intitolata “Punta”. Per lui il design era in ogni cosa, non solo limitato a grafica e prodotto ma applicabile in ogni aspetto della vita.
Il senso più profondo del progettare non è tanto di costruire una casa, quanto quello di costruire noi stessi. Progettare la propria esistenza è un impegno che deve costituire la nostra principale preoccupazione: e questo impegno deve essere continuo e totale, non saltuario e relativo.
AG Fronzoni
Come progettista grafico, AG Fronzoni è conosciuto per una serie di progetti per brand come: Moreschi, Pirelli, Base Finanza. Le sue opere sono esposte, oggi, in musei e mostre di design di tutto il mondo, come al MoMA di New York e sono spesso considerate tra le opere più importanti del design italiano del XX secolo.
Tuttavia, il lavoro sicuramente più emblematico e quello fatto per le mostre di Lucio Fontana; Nel Poster “Fontana“ per Galleria La Polena, egli lavora su una singola scritta al centro del foglio “tagliando le lettere” al centro, riproducendo così i “Tagli su tela” senza utilizzo di colori, sfumature o altri segni grafici. L’unico segno è quello che non c’è: il taglio ottenuto grazie alla separazione dei tratti delle lettere, come a formare un’entasi, che però non impedisce la lettura del testo.
In ambito di design di interni, invece, I suoi prodotti più iconici, ricordati per l’approccio estremamente minimal, sono quelli della Serie 64, progettati inizialmente per la sua personale abitazione e rieditati da Cappellini a partire dal 1998. Una sintesi visiva ottenuta realizzando ogni prodotto della serie sulla base di semplicissimi moduli quadrati.
Un altro esempio di sintesi visiva e di minimal design contemporaneo, lo si trova nei suoi lavori in ambito product design. Ad esempio, nel 1963, progetta la lampada minimalista “Quadra“, estremamente essenziale, oppure collabora con il marchio di lusso italiano Valextra per creare la celebre valigetta “Forma zero“.
Progettare uomini
AG Fronzoni è conosciuto anche per la sua attività di editore, divulgazione e di insegnate. In ambito editoriale, come detto, nel 1947 fondò la sua rivista “Punta” e a partire dal 1965 fu redattore della celebre rivista “Casabella“.
Penso sia il compito di ognuno di noi portare la cultura non dove c’è già, ma dove manca, in provincia, in periferia, ai più poveri, dove ci sono meno informazioni.
AG Fronzoni
La cultura di un paese si misura dalla cultura dall’ultimo uomo di quel paese, è la media che conta.
Compito e dovere di ogni persona è di fare pubblicità alla cultura.
L’insegnamento, però, come tutte le altre forme di comunicazione sociale, è per Fronzoni fondamentale. Come anticipato, insegnò a Milano, presso la Società Umanitaria, insieme ad altri grandi maestri ma anche all’Istituto di Comunicazione Visiva di Milano, Istituto Statale d’Arte (ISA) di Monza, solo per citarne alcune.
Nel 1982, fondò la sua scuola-bottega a Milano che accoglieva studenti da tutto il mondo. Con la “Bottega“, Fronzoni sviluppa un nuovo approccio all’insegnamento, ricco in termini di scambi e relazioni con gli studenti. Egli stimolava i suoi strumenti per lo sviluppo del senso critico grazie ad una precisa analisi progettuale, ad una costante pratica della provocazione e ad un continuo confronto.
“Bottega” fu un luogo di formazione di una nuova generazione di minimalisti italiani, fra cui l’architetto Claudio Silvestrin, considerato da molti il suo erede spirituale.
La mia ambizione non è progettare un manifesto, è progettare uomini.
Conclusione
AG Fronzoni ha contribuito a creare un nuovo design italiano, con il suo approccio minimalista e la filosofia totalizzante. Attraverso la sua “Bottega” e i suoi progetti iconici ha dimostrato come la semplicità e la sintesi estrema degli elementi possano dare vita a soluzioni creative estremamente efficaci.
La sua eredità continua a influenzare il mondo del design, ispirando nuove generazioni di designer a perseguire l’essenzialità e la precisione.